Parrocchia Prepositurale Collegiata
Diocesi di Milano - Zona Pastorale IV - Busto Arsizio (Va)
S.Antonio abate
La descrizione della chiesa di Sant'Antonio del 1566 riflette ancora la
costruzione semplice e bassa risalente al 1363, che era stata sede di uno dei
vari consorzi bustesi.
I confratelli del SS. Sacramento, che si insediarono in essa nel 1572, in pochi
anni la rivoluzionarono, facendola più grande e più alta, ben illuminata da
finestre rettangolari e da un occhio in facciata, e la dotarono sul lato nord
della sagrestia e della scala esterna per l'accesso alla balconata interna,
addossata alla controfacciata e sorretta da due colonne.
La tela del pittore Pietro Gnocchi raffigurante la Madonna, Sant'Antonio
abate e un altro santo, sta sopra l'altare dai primi anni del Seicento, essendo
subentrata alla Deposizione che si conserva nella sacrestia.
Negli anni 1669-72, si ampliò ulteriormente la chiesa mediante accostamento
della facciata al campanile di Santa Maria; nel contempo si rifecero la
balconata e il soffitto, il quale assunse l'aspetto che conserva, con volta a
botte, unghiata in corrispondenza delle finestre.
Fu questa la prima delle varie chiese di Busto cui pose mano, per restauro,
l'operoso prevosto Tettamanti: restauro che avvenne nel 1875.
Nel 1889, in occasione e a causa dell'isolamento del campanile di Santa
Maria, la chiesa di Sant'Antonio perse il caratteristica portichetto che la
precedeva, documentato da un 'incisione e da una vecchia foto, e rinnovò
la facciata su disegno dell'architetto Carlo Maciachini.
Costui la divise con lesene, ponendo un timpano sopra il portale nell'ordine
inferiore, una bifora affiancata da nicchie nel secondo ordine, un occhio nel
frontone.
Nel 1939 la facciata venne alleggerita del rivestimento decorativo che le era stato aggiunto nel 1889 e venne ridotta a nudo
intonaco.
Sono del 1975 l'eliminazione della balconata interna e l'inserimento della statua del santo titolare sopra la porta nella facciata.
La chiesa, oggi utilizzata spesso per mostre d'arte, propone, di suo, al visitatore varie tele di discreta fattura, in gran parte sei-
settecentesche, ed un organetto acquistato nel 1727 e rimesso in funzione pochi anni fa.